“In Avvento stare svegli e pregare” ha
detto Papa Francesco all’Angelus di domenica 2 dicembre, primo giorno delle
quattro settimane che ci separano dal Natale. “In queste quattro settimane
siamo chiamati ad uscire da un modo di vivere rassegnato ed abitudinario, ed a
uscire alimentando speranze, sogni per un futuro nuovo”. Che si creda o non si
creda, che si abbia fede o non si abbia fede, ognuno di noi, ogni giorno a suo
modo, prega. Sperando, sognando, per un futuro nuovo. Non sempre però siamo
“svegli” e rispondiamo alla chiamata per . Non tutti, e quando succede, indossiamo
, bruciamo le auto, distruggiamo vetrine, danneggiamo le
proprietà degli altri, feriamo od uccidiamo persone. Sfoghiamo il nostro
rancore, la nostra contro il che nulla fa per un
mondo migliore. Non è certo questo il modo di stare “svegli e di pregare” che
intende Francesco. Ma, si interroga Pier Luigi Battista sul Corriere della Sera:
“Dove nasce questa rabbia dei gilet gialli che hanno messo a ferro e fuoco
Parigi. Quanto quel furore è giustificato da ragioni puramente contabili e
quanto invece dall’indomabile senso di esclusione che la prepotente monopoli
dei privilegi che vessa la provincia dei dimenticati, alimenta?”. Per questo,
scrive Pier Luigi Battista, forse bisogna guardare con occhi diversi alla
rivolta populista perché “La guerra culturale è più forte ed imponente di
quella economica. La frattura che spacca il mondo in due popoli, in due
linguaggi, in due modelli di vita, è una fattura culturale, esistenziale; noi
contro loro, il mondo messo ai margini e quello che si è installato nel cuore
del potere, il popolo contro le burocrazie e tecnocrazie, contro la modernità
agiata della metropoli cosmopolita”. Anche a questo si riferisce Francesco
quando ci invita a “stare svegli e pregare”. Una invocazione a cui Noi, Noi che
se siamo qui, che siamo parte di quelli che ancora hanno “voce” (se non per
decidere, per ed incidere su quelli che prendono le decisioni per tutti noi),
Noi che possiamo dire la nostra, manifestare il nostro pensiero, i nostri sogni
per un mondo migliore senza indossare un , non possiamo
sottrarci. Anche Noi infatti, abbiamo la responsabilità di contribuire a dare
una risposta alla “provincia impoverita di socialità molto più che di contanti,
cacciata dal centro, minacciata nella sua identità”. A questo pensavo dopo
l’audizione alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati sulla riforma
della Legge sulle crisi d’impresa. 120.000 imprese chiuse e fallite, 600.000
posti di lavoro dissolti, evaporati come evapora la nebbia, nell’indifferenza,
migliaia di imprenditori travolti dalla crisi generata dalla speculazione
finanziaria ed aggrediti dalla stessa speculazione finanziaria anche nei beni
primari tutelati dalla Costituzione. A questo pensavo dopo aver aperto in UNI
un convegno sulla in cui “tutti spogliandoci dei
nostri ruoli” abbiamo convenuto che, per vivere sicuri, è utile la tecnologia
che sorveglia e monitora gli spazi collettivi. Aiuta a scoraggiare e reprimere
i comportamenti violenti e deviati dei gilet gialli, ma la violenza nasce dalla
indigenza e l’indigenza si alimenta nell’ignoranza, ci insegnano le
testimonianze che provengono dai paesi africani che si affacciano sul
mediterraneo da cui partono i barconi dei migranti. Per questo servono
ha detto il Sindaco di Milano Giuseppe Sala agli Stati
Generali dell’Ingegneria in cui si è parlato della evoluzione della città,
dello spostamento dei muri, dei chek point charlie che dividono il centro dalla
periferia; della città che include (la città di chi può) e della città che
esclude (la periferia marginale nelle cui stazioni, per bullismo, i ragazzi
sfidano la morte contro i treni). “Dobbiamo pensare ad una città per tutti”, ha
detto il Sindaco, una città in cui il rendimento degli investimenti ed il bisogno
delle persone, siano in equilibrio. Per questo serve mantenere, alimentare lo
spirito imprenditoriale - abbiamo detto come ANCE, alla Commissione Giustizia
alla Camera commentando il progetto della Legge sulle crisi di impresa. Serve
superare lo spirito , serve garantire in modo concreto la
, serve distinguere le responsabilità tra chi approfitta
dei ruoli e chi subisce le conseguenze di una crisi di sistema. Serve, per
ridare voglia, sogno, speranza ai giovani che non hanno lavoro, ma trovano
troppi vincoli, troppi rischi, troppe ipocrisie, nelle Leggi che cercano colpe
più che soluzioni. E per questo sperano solo in un impiego pubblico, l’unico
che nel quadro attuale delle regole, sembra garantire serenità e continuità. Di
sicurezza ho parlato alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati,
presentando il lavoro della Normazione sulla UNI ISO 45001, sulla UNI PdR
2:2013 sulla asseverazione dei SGSL, ma soprattutto della UNI ISO 26000 e delle
UNI PdR 18:16, UNI PDR 49:18, UNI PDR 51:18 sulla Responsabilità Sociale delle
organizzazioni, con particolare riferimento alle Imprese di Costruzione ed alle
Imprese Artigiane nel nostro Paese. Responsabilità Sociale per garantire
sicurezza del lavoro, attenzione ai bisogni del cliente, rispetto dei fornitori
della supply chain, qualificazione dei lavoratori e del management intermedio,
tutela dell’ambiente (energia pulita, acqua pulita, atmosfera pulita, economica
circolare, riuso). Tutti temi che UNI porterà alla attenzione delle Commissioni
Parlamentari in occasione delle audizioni sulla revisione del Codice dei
Contratti Pubblici. Audizione in cui UNI ricorderà come esiste sempre un file
rouge che unisce le regole con le azioni. Ragione per cui oggi, dopo due anni
dalla approvazione all’unanimità della Agenda ONU 2030 sullo Sviluppo
Sostenibile, anche le regole del Codice dei Contratti - per il rilievo che le
opere pubbliche, la spesa e gli investimenti pubblici hanno sulla qualità della
vita, sulla sicurezza, sulla inclusione delle persone dalla società - oltre che
alla legalità, anche a questi obiettivi dovrebbero ispirarsi. È implicito nel
titolo stesso della Legge, il D.lgs 50/2016 “Acqua, energia, trasporti e tutto
ciò che attiene ai contratti di concessione ed ai contratti per lavori, servizi
e forniture”. Ma è un dovere per il nostro Paese ricorda l’ANviS (Agenzia dello
Sviluppo Sostenibile) che nel rapporto presentato lo scorso ottobre al
Parlamento ha sottolineato il nostro ritardo rispetto agli impegni assunti per
il perseguimento dei 17 obiettivi della Agenda ONU sullo . Un dovere non nuovo, ci ricordano gli art 35-36-38 e 41 della
Costituzione sulla dignità del lavoro, la giusta retribuzione, le finalità
sociali delle attività economiche (pubbliche e private). In questo la
Normazione può e deve fare la sua parte.
In un ruolo riconosciuto sia dalla Commissione Europea che ricorda e riconosce
il contributo della Normazione alle (innovazione, sicurezza, occupazione, mercati globali), sia dalla
stessa ONU e dal WTO per il contributo della Normazione alla costruzione di un
. Ma la Normazione è uno strumento, mentre sono gli
uomini che definiscono ed attuano le azioni. Per questo se vogliamo che gli
strumenti siano efficaci nei compiti e nei ruoli che gli abbiamo assegnato
(sicurezza degli impianti, dei prodotti, dei processi e dei servizi; presidio
delle attività normative europee ed internazionali, agevolazioni per le PMI;
recita il D.lgs 223: 17 sulla normazione) dobbiamo essere coerenti e conseguenti
nella messa a disposizione delle risorse. “Senza dinari non si cantano messe”
dice un detto napoletano. E per i compiti che gli sono assegnati, la Legge dice
che le risorse devono derivare dalla . Concetto non
nuovo, così come non nuova è la situazione che registriamo nel rapporto tra
certificazioni di conformità rilasciate nella revisione della UNI EN ISO 9001 e
della UNI EN ISO 14001 e norme vendute: circa 150.000 certificati rilasciati e
non più di 20.000 norme vendute. Al Presidente di UNI in questi giorni
dell’avvento, senza rassegnazione nonostante l’abitudinarietà dei comportamenti
del mercato e della società, non resta che “restare sveglio e pregare” affinché
in tutti Noi cresca la consapevolezza di come, anche questa indifferenza, possa
rendere debole la nostra capacità di alimentare speranze, sogni per un futuro
nuovo, per un mondo migliore.