mar, 24 settembre 2024

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Auni Gjoni

1982, Manovale
Nato a Kavaje (Albania), vive a Paderno Dugnano (MI)

Il mio nome è Auni, ma per tutti sono Niu.
In Albania è molto comune dare un soprannome alle persone e, fin da piccolo, mi hanno chiamato così.
Vengo da una località vicino alla costa, a pochi chilometri dalla capitale. Sono arrivato in Italia nel 1998 come tutti gli albanesi di allora: con i barconi che invadevano i porti adriatici.
Avevo 16 anni e viaggiavo da solo. Ma avevo qualcuno ad aspettarmi: mio fratello faceva il bracciante agricolo in Sicilia. L’ho raggiunto. Da allora, ho fatto molti mestieri: bracciante, muratore e barista. Ma poi, siccome la paga era molto bassa, ero anche giardiniere, imbianchino, stuccatore… Dovevo lavorare, lavorare e lavorare, non bastava mai. Nel frattempo, mi sono sposato e ho avuto due figli che sono nati a Modica. Mia moglie è albanese come me. L’ho conosciuta molti anni fa durante le vacanze estive, tramite amicizie comuni.
È da molti anni che tentiamo di spostarci verso nord, ma la pandemia ha rallentato i nostri progetti. Poi, finalmente, due anni fa siamo riusciti a trasferirci qui a Milano.
Oggi non ci manca l’Albania. Nonostante tutto, la terra a cui siamo più legati è rimasta la Sicilia. Ho trascorso lì oltre metà della mia vita ed è il luogo in cui ho costruito i legami più forti. 
Nel cassetto rimane un sogno: da piccolo volevo fare il dj. Mi piace un po’ di tutto, basta che sia musica. A casa di mia madre in Albania ho centinaia di dischi. Li portai lì quando lasciammo la Sicilia perché all’inizio qui a Milano non avevamo una casa tutta nostra in cui stare.
Un giorno o l’altro, tornerò a prenderli.

Foto © Alessandro Guida