1984, Carpentiere
Nato a Perqeve (Kosovo), vive a Rovato (BS)
Mi chiamo Jeton e arrivo dal Kosovo. Faccio il carpentiere.
Sono tre anni che sono impegnato su questo cantiere. Viaggio tutti i giorni, avanti e indietro.
Ogni mattina alle 4:30 parto da casa. Ho il furgone e passo a prendere tutti. Nelle due ore di tempo, io guido e gli altri dormono. La sera mi rilasso un po’ di più. Ascolto la musica e intanto mi organizzo mentalmente sulle cose da fare. Io sono caposquadra. Non smetto mai di lavorare. Pensavo che con una squadra più grande, avrei lavorato meno, ma non è così. Più persone vogliono dire più pensieri e più cose da gestire.
Sono arrivato nel 2003, passando per la Slovenia con un visto di lavoro. Facevo già il manovale. Intanto a Brescia c’era il mio migliore amico. Lui mi diceva che si trovava bene. E mi ha convinto a raggiungerlo. Mi ha aiutato in tutto. Poi col tempo, mi sono arrangiato da solo.
L’italiano l’ho imparato sul lavoro, non ho fatto il corso e questo, forse, è stato uno sbaglio. Ho imparato la lingua del cantiere. Nel gruppo ci sono egiziani, rumeni e kossovari, ma parliamo in italiano e ci capiamo. I colleghi comunque sono una cosa, gli amici un’altra, perché me li sono scelti. Due di loro sono italiani. Sono i compagni delle amiche di mia moglie. Anche se sono l’unico straniero del gruppo, mi fanno sentire a casa.
In Kosovo oggi ci sono ancora mia mamma, due fratelli, una sorella e mio figlio, nato da un precedente matrimonio. Vado a trovarli 2-3 volte all’anno. Ho vissuto laggiù metà della mia vita e in certi momenti mi manca un po’ tutto, un modo di vivere che ho trovato solo lì. Viceversa, ci sono cose di qui che lì non potrei mai avere. Sono mancanze che si compensano. E mi va bene così.
Foto ©Davide Curatola Soprana