lun, 30 novembre 2020
DA DOVE RIPARTE MILANO
Alcuni anni fa ho affidato a un libro alcune riflessioni sulle prospettive che la contemporaneità offre alle grandi metropoli del mondo, alle loro energie, alle loro potenzialità, alla loro resilienza. Non avrei mai immaginato che pochi anni dopo quel modello sarebbe stato messo così a dura prova dall’emergenza sanitaria che ha investito il pianeta. Il Covid-19 ha colpito in modo devastante le grandi città del mondo: essere luoghi di incontro, di confronto, di concentrazione delle risorse e delle idee ha reso di fatto le città più esposte alla diffusione del contagio. La necessità di avviare una ripresa su basi nuove dopo la fase più acuta dell’epidemia evidenzia ancora il ruolo delle città come centri propulsori dello sviluppo economico civile e sociale, come luoghi del cambiamento e della progettazione del futuro. Sono infatti proprio le città ad essere chiamate a guidare la ripartenza e disegnare una nuova normalità, correggendo le contraddizioni del passato e mettendo a frutto la lezione di questi mesi difficili e drammatici. Milano naturalmente non fa eccezione. Conosciamo bene i fattori che sostengono la dinamicità della nostra città: la propensione all’innovazione, sostenuta da una rete straordinaria di Università, accademie, centri di ricerca pubblici e privati; un tessuto economico vivace che nasce da una tradizione solida e antica; una società aperta e solidale in cui il senso di appartenenza non si è mai tradotto in chiusura, ma ha anzi fatto da calamita per competenze e professionalità. Naturalmente nessuno si illude di poter ripercorrere pedissequamente e acriticamente le strade del passato: la crisi che stiamo vivendo ha accelerato processi che erano già in corso e, allo stesso tempo, ha dato il via a dinamiche economiche e sociali innovative e talvolta contraddittorie. Pensiamo a temi complessi come quello della mobilità, della riorganizzazione dei processi produttivi, delle nuove forme di lavoro, della ridefinizione dei tempi della città, dello svolgersi della vita sociale e lavorativa in forme diverse da quella cui eravamo abituati, del ricorso sempre più capillare alle nuove tecnologie nella vita quotidiana. Sono dinamiche che la politica, il mondo dell’impresa, il mondo della ricerca devono comprendere e governare, inserendole in un progetto complessivo di rinascita. Come sindaco di Milano credo che lo sviluppo futuro della nostra città debba ispirarsi ad alcune priorità ben definite come la questione ambientale, la crescita sostenibile e solidale e l’apertura internazionale. In questo quadro d’insieme le trasformazioni urbanistiche e la valorizzazione del nostro patrimonio immobiliare pubblico e privato sono e continueranno a rappresentare un elemento chiave dello sviluppo complessivo del territorio. La consolidata tradizione di cooperazione tra regia pubblica e interventi privati, che in questi anni ha dimostrato di saper ben coniugare sviluppo e bene comune, dovrà tradursi nella concretizzazione di una visione strategica della città che persegue l’obiettivo della trasformazione ecologica, della sostenibilità, della giustizia sociale, della qualità della vita della comunità, dell’attrattività complessiva della città. Il Comune continuerà a fare la sua parte, proseguendo l’azione di semplificazione e di automazione della burocrazia, unificando sportelli e uffici, riducendo il più possibile il numero degli adempimenti. Ma non solo. Le linee guida, che emergono nei documenti di pianificazione e governo del territorio e che il Comune si impegna a promuovere anche negli anni a venire, rappresentano altrettante opportunità ed occasioni per tutte le realtà della filiera edilizia: